Che tipo di professori incontri all’ università?

 Che tipo di professori incontri all’ università?

“Riconoscere il tipo di professore che si ha davanti, cercando di capire a quale categoria appartiene e cosa ci si può aspettare da lui, così da evitare comportamenti inopportuni e/o generare situazioni disdicevoli”. Questo è uno dei punti salienti del Manuale di Sopravvivenza degli studenti universitari, dal quale deriva una lista in cui sono contenuti gli stereotipi più comuni a cui appartengono i nostri docenti. Ecco le categorie in cui è più facile imbattersi, che ci aiutano a capire come comportarci con chi abbiamo di fronte:

  • Il professore dell’ immaginario collettivo: è anziano ed ha alle spalle una carriera brillante, costellata di pubblicazioni, interviste in televisione e conferenze all’ estero. Con la sua voce pacata e rassicurante, in perfetto stile Piero Angela, riesce a mantenere vivo l’ interesse degli studenti, che lo ammirano molto e lo ascolterebbero per ore. E’ il docente che tutti vorrebbero avere: trasmette l’ interesse verso ciò che insegna, è disponibile e in sede d’ esame tranquillizza gli studenti più ansiosi. Una perla rara.
  • L’ esaltata: è una docente di mezza età, con due lauree, altrettante specializzazioni, tre master, poliglotta e ricercatrice. Purtroppo per lei non possiede il dono dell’ ubiquità, che avrebbe sicuramente sfruttato per tenere quattro corsi diversi alla stessa ora. Multitasking, lunatica e assorta in un mondo tutto suo, dice una cosa e ne fa un’ altra, risponde alle email solo se le piace come suona il nome dello studente, ed è totalmente imprevedibile. Il suo esame è come un appuntamento al buio.
  • Il megalomane: il pronome personale “Io” compare con una frequenza sorprendente nella maggior parte delle frasi che pronuncia e i suoi libri sono ricchi di autocitazioni e riferimenti a se stesso in terza persona. E’ pomposo e arrogante come Gilderoy Allock. Convinto di essere divertente, inserisce svariati arcaismi nei suoi discorsi, senza mai spiegarne il significato, in attesa che qualcuno gli chieda delucidazioni e il suo petto possa gonfiarsi nel dare la risposta che solo lui conosce. La sua autostima è inversamente proporzionale alla sua competenza in materia di tecnologia, cosa di cui è pienamente consapevole il proiettore delle slides, che ha sconfitto e umiliato il professore più volte, con grande soddisfazione degli studenti. Un consiglio: mai contraddire questo docente, specialmente in sede d’ esame!
  • Il criptico: due testi su tre previsti dal suo corso sono scritti proprio da lui in una lingua meno comprensibile del balenese di Dory. Questo docente parla come scrive, pertanto seguire le lezioni non è di grande aiuto per decodificare i libri. Le sue spiegazioni sono ricche di excursus, flashbacks e rimandi, talmente lunghi e complessi che alla fine del discorso è il professore stesso a chiedere agli studenti: “Cosa stavo dicendo prima?”. In queste situazioni fare confronti con i propri colleghi può essere molto utile: siccome ognuno immagazzina concetti diversi, insieme è possibile assemblare i vari tasselli del puzzle e riuscire a capire qual è il senso generale del testo. Persino Rubik, l’ inventore del cubo magico, perderebbe la pazienza di fronte ad un professore del genere.
  • Il frustrato: evidentemente voleva fare il ricercatore o insegnare una materia più all’ altezza della sua preparazione, fatto sta che sfoga ogni frustrazione su qualsiasi studente gli capiti a tiro. Solitamente l’ ultimo quarto d’ ora di ogni lezione è dedicato ad insulti gratuiti e senza fondamento, rivolti agli studenti e al corso di laurea che frequentano. La fama di questo professore lo precede, tant’ è che le matricole maturano un odio profondo nei suoi confronti non appena varcano le soglie dell’ università per la prima volta. Questo tipo di docente è il cancro di qualsiasi ateneo e gli è stato persino dedicato un intero girone infernale.

Voi avete qualche suggerimento su come trattare con questo tipo di professori?
Conoscete altre categorie a cui appartengono i docenti con cui abbiamo a che fare?

Scritto da: Serena Macrini

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