Chi incontri all’ università?

 Chi incontri all’ università?

L’ università è un vero e proprio crogiolo di modi di pensare, comportamenti e stili di vita a volte del tutto antitetici. I più comuni di essi hanno dato vita ai seguenti stereotipi di studenti universitari:
– La modella:

capelli sempre in ordine, trucco perfetto e mise impeccabile, pronta per comparire sulla copertina del prossimo Vogue. Non importa a che ora questa ragazza abbia lezione: lei si presenterà sempre elegante e chic, anche alle otto di mattina, tra gli sguardi assonnati di chi si è alzato all’ alba e non ha avuto il tempo di bere un caffè per evitare di perdere il treno.
– I ragazzi della prima fila:

occupano sempre i primi posti e sono pronti ad alzare la mano ogniqualvolta il professore fa una domanda. Prendono appunti, studiano volta per volta, vanno al ricevimento del docente, scherzano con gli assistenti, hanno la media del 30. Un quadretto idilliaco. Se l’ università fosse Hogwarts, loro sarebbero Hermione Granger.
– Il figlio di papà:

poco importa se ha la macchina e abita vicino all’ università: fare tardi per lui è uno stile di vita. Questo ragazzo occupa sempre una delle ultime file, tira fuori il Mac o l’ iPad, e dopo essersi seduto si lascia andare ad un sospiro annoiato: dell’ università non gli piace nulla, ad eccezione di quello che servono al bar dello studente. Il suo libretto è vuoto, tranne un ventotto e un trenta risalenti al primo e al secondo anno, quanto basta affinché mamma e papà siano contenti e lo lascino stare. E’ più facile che un professore risponda ad un’ email piuttosto che questo ragazzo riesca a laurearsi in corso, con meriti e sforzi personali.
– L’ arrivista:

per lei sono tutti amici fin quando ci sono appunti e riassunti gioco, dopodiché comincia un silenzio stampa che solamente l’ esame successivo riuscirà a spezzare. “Scusa, non ti ho più risposto perché sono stata molto occupata. Senti, per caso hai le dispense di psicologia?”. Un classico. Queste persone sono più prevedibili del finale di una commedia americana e sottovalutano pericolosamente il potere del karma.
– L’ ansioso:

teso come una corda di violino, dà il meglio si sé mentre aspetta il proprio turno durante un esame orale: sfoglia gli appunti senza sosta, dice di non sapere nulla (anche se non è vero) e assale di domande la persona che è appena stata interrogata. Durante l’ attesa queste persone non ascolterebbero nemmeno i consigli di un maestro di yoga, quindi è inutile tentare di parlare d’ altro o di rassicurarle, bisogna limitarsi a tacere. Nei regolamenti degli atenei dovrebbero inserire una clausola speciale: “Qualora Mr. o Miss. ‘Oddiononsoniente’ prendesse un voto dal 28 in su e un suo collega lo mandasse a quel paese, quest’ ultimo avrebbe diritto a ricevere 6cfu a sua scelta”.
Lo studente medio:

generalmente si iscrive all’ università per ampliare la propria cultura e garantirsi un futuro lavorativo (?). I suoi voti spaziano dal 18 al 30 e di solito, quando è in sessione, la sua tabella di marcia prevede il seguente programma: cercare di non farsi distrarre dalle serie tv e dagli inviti dei sui amici; maledire la sproporzione fra il carico di lavoro e il numero di crediti previsti da un certo esame; inveire contro i docenti che per esprimere un concetto semplice e lineare utilizzano un lessico più complicato della lingua dothraki; cimentarsi in riti voodoo contro professori che anticipano o ritardano la data di un appello; lottare contro l’ abbiocco in caso di studio mattutino, post pranzo e notturno, e via discorrendo.
Il presuntuoso:

solitamente proviene da una facoltà che ancora riesce a garantire degli sbocchi lavorativi piuttosto certi, come medicina o ingegneria. Evidentemente qualcosa in lui non lo soddisfa, perché non perde occasione per puntualizzare che la facoltà di lettere non vale nulla e che gli studenti di scienze della formazione e corsi analoghi sono destinati a diventare i futuri commessi a cui lui si rivolgerà per ordinare il pranzo da Mc Donald. Di solito a causa di questo studente partono delle discussioni interminabili: “Una volta laureato io salverò vite umane, tu al massimo farai il PR in una discoteca!” [cit. di un aspirante medico rivolto ad uno studente di comunicazione]; “Quando verrete a ordinare, oltre al Mc menù vi daremo in omaggio anche i capelli che avete perso per laurearvi, oppure un dizionario di grammatica, come preferite!” [cit. di un umanista rivolto ad alcuni ingegneri].

E voi a quale stereotipo pensate di appartenere? Ne conoscete altri?

Scritto da: Serena Macrini

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1 Comment

  • Studente medio con tendenze a studiare dalle 10-12 ore al giorno sotto esame

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