Segreteria Didattica: le 5 Situazioni Che Ogni Studente Vive

 Segreteria Didattica: le 5 Situazioni Che Ogni Studente Vive

Anche nota come l’ undicesimo cerchio dell’inferno, la segreteria didattica è quel posto meraviglioso in cui un numero di persone compreso tra 25 e 2 milioni si ritrova per perseguire interessi vari (riconoscimento crediti, cambio di sessione, errori di burocrazia.) e in cambio riceve tempo perso, sudore, bile traboccante e un cucchiaino di ebola calda calda.

Tale luogo è teatro di situazioni talmente paradossali che persino Dalì, quando frequentava a Barcellona, sentiva l’ irrefrenabile impulso di dipingere scheletri fatti di donne nude per riprendersi dallo shock.

Qui ne riportiamo 5: sentitevi liberi di aggiungerne nei commenti.

5 Situazioni Che Ogni Studente Vive in Segreteria

#1 L’apertura

Come tutti gli uffici pubblici, anche la segreteria didattica ha un orario di apertura, generalmente scritto su un foglio di carta appeso in quelle bustine di plastica molle in cui la condensa si accumula rendendo necessario un paleografo per interpretare lo stampato. Per qualche oscura ragione, però, anche se si entra per primi, all’ interno, svaccata sulle sedie della sala d’ attesa c’è una signora avvizzita, fuoricorso di vent’anni e pressochè addormentata. C’è chi ritiene sia parte dell’arredamento, chi invece che sia ancora in attesa del 27B.

#2 La macchinetta dei biglietti

Le segreterie didattiche più fortunate sono dotate di una macchinetta, analogica o digitale, che dovrebbe dispensare i biglietti per segnare l’ordine di arrivo dei malcapitati. Manco a dirlo, non funziona pressochè mai. Ma il fatto interessante non è il suo perenne malfunzionamento, tanto i suoi tentativi di funzionamento: il primo a strappare il biglietto ne otterrà sei, che verranno immediatamente messi all’asta o scippati con violenza. Tra il terzo e il quarto i biglietti saranno sostituiti da biglietti grandi quanto francobolli e completamente illeggibili, dal quinto in poi chiunque perde le speranze e si affida alla forza e al caso per ottenere l’ordine della coda.

#3 Il mistero dello “sportello giusto”

A quanto sembra ogni sportello ha una sua specifica competenza. Peccato che anzichè scriverli sugli sportelli, come si farebbe in un qualsiasi paese normale, abbiamo preferito chiamarli A24, B126, C223A: codici fiscali, insomma. No, nessuno li ha mai decifrati.

#4 I saltacoda

Questa particolare categoria umana che infesta tutti gli uffici pubblici si forma nelle segreterie didattiche. In silenzio o con scuse rumorose, con sfacciataggine o con eleganza, hanno un solo scopo: passarti davanti. Alle legittime proteste dei gabbati, due sono le possibili reazioni: una montagna di scuse ancora maggiore, o un tacchinesco “Tu non sai con chi hai a che fare!”. Entrambe le scuse hanno solo uno scopo: prendere tempo per arrivare allo sportello.

#5 “Non è di nostra competenza!”

Dopo aver affrontato orari da incubo, decifrato bigliettini, e preso a pugni i portoghesi (intesi come saltacode), la sportellista con la faccia da prugna secca vi sbatte in faccia questa frase. A questo punto il cucchiaino di ebola è la vostra migliore opzione.

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